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STORIA DEL PALAZZO MARTINENGO PALATINI A BRESCIA:


STORIA DEL PALAZZO MARTINENGO PALATINI A BRESCIA

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Nel 1457 Giovanni Martinengo acquista un terreno nell'area in cui si trovavano le antiche mura medievali e le fortificazioni della ex Porta di Sant'Agata, tutte opere già allo stato di rudere nel XV secolo poiché da tempo inutilizzate e ormai prossime alla demolizione definitiva. Con altri acquisti successivi la famiglia diventa proprietaria di tutto lo spazio compreso fra piazza delle Erbe, oggi piazza del Mercato, corso Palestro, via fratelli Porcellaga e il vicolo detto "vólt dei àsen", cioè "volto degli asini" in dialetto bresciano, ancora oggi esistente, e vi edifica un palazzo.

Nel 1479 i figli di Giovanni, per le benemerenze loro e della famiglia, vengono nominati dall'imperatore Massimiliano d’Austria conti palatini, cioè conti di palazzo e non feudatari: si trattava di un titolo onorifico, comunque meno importante dei titoli connessi a un feudo, che genera però il nuovo ramo famigliare dei Martinengo Palatini. Un discendente di questi, Teofilo, dopo aver acquisito ricche eredità e quindi incrementato il suo patrimonio, decide di abbattere il vecchio palazzo quattrocentesco e di costruirne uno nuovo. Risale al 1672 la sua richiesta al consiglio comunale di poter edificare il nuovo palazzo, richiesta che viene accettata. Teofilo dà quindi inizio alla fabbrica, ma non la vedrà mai conclusa, morendo nei primi anni del Settecento. Il cantiere viene infine ultimato dal figlio Curzio III nel 1710[1].

Con l'estinzione del ramo famigliare nel 1874, il palazzo viene donato al Comune di Brescia, che vi sistema gli uffici dell'Annona e dell'Igiene, nonché l'Istituto Musicale "Venturi" che utilizzava il salone principale come auditorium per i propri concerti. Nel 1928 il Comune vende il palazzo alla Cassa Nazionale Infortuni, che vi compie radicali restauri nell'ambito dei lavori di revisione urbanistica del centro storico cittadino che, poco più a nord est, stavano concretizzandosi con l'apertura di piazza della Vittoria[1].

Il nuovo piano regolatore prevedeva infatti l'allargamento di via Fratelli Porcellaga, che delimitava il palazzo a ovest: l'intervento, progettato da Carlo Calzecchi Onesti e Oreste Buffoli, porta al taglio del retro del palazzo e alla ricostruzione del suo fronte sulla via allargata, nonché a una revisione dei locali interni. Viene costruito il monumentale portale in linee classicheggianti, mentre all'interno viene eretto il grande scalone a sviluppo verticale per collegare tra loro tutti i piani.

Nel 1945, durante la seconda guerra mondiale, il palazzo esce seriamente danneggiato dai bombardamenti: viene divelta la parte sinistra della facciata, lasciando a vista i saloni interni, mentre altri danni si hanno sul retro, da pochi anni ricostruito. Il completo restauro avviene negli anni immediatamente successivi, ad opera dell'INAIL. Nel 1985 l'Università degli studi di Brescia acquista il palazzo e, dopo un lungo periodo di restauro, vi stabilisce nel 2000 la sede del rettorato e alcuni uffici amministrativi.

fonte wiki


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